#Èsuccessodavvero
Qualche giorno fa sono stata coinvolta da Silvia, l’autrice di TheFoodTraveler, in un gioco che ho trovato subito molto divertente e interessante. #Èsuccessodavvero è un Travel Tag Challenge, ideato dal blog A Tourist Abroad, in cui viene richiesto di raccontare tre aneddoti, tre avventure accadute durante i nostri viaggi in giro per il mondo, ma con la caratteristiche che due devono essere accaduti realmente mentre uno no. Il gioco ovviamente consiste nell’individuare l’aneddoto inventato!
Mi sembra un’idea molto carina quindi, ringrazio Silvia e raccolgo la sfida. Ecco le mie tre storie, ma prima…
Le Regole del gioco:
- Usa nel post l’immagine del tag originale, che trovi in questo post.
- Nomina l’ideatore del tag, A Tourist Abroad, inserendo il link al blog.
- Inserisci tra i tag dell’articolo #èsuccessodavvero
- Racconta le 3 cose più strane che ti sono successe in viaggio: 2 vere, 1 inventata.
- Inserisci alla fine di ogni racconto la frase “…è successo davvero?“
- Tagga almeno 5 blog!
- Prima di giocare, cerca di indovinare quale delle 3 cose raccontate nel post di chi ti ha taggato è falsa!
La teoria delle probabilità
La premessa a questa storia è che io sono originaria di Reggio Emilia che, per chi di noi italiani non lo sapesse, è la città in cui il 7 gennaio del 1797 è nato il Tricolore Italiano. Ora, io ne vado molto fiera, ma diciamo che non è puna cosa conosciuta ai più, in molti lo avranno imparato alle elementari o alle medie quando si studia la storia d’Italia, ma poi buona li giusto?.
Bene, siamo in viaggio verso San Francisco, atterriamo e passiamo i primi controlli doganali. Scanner della retina, impronte digitali, quanti soldi avete con voi?, motivo del viaggio?, prima volta negli USA?, ecc…tutto regolare, potete passare. Sappiamo bene che gli americani con i controlli di sicurezza non scherzano e ce ne rendiamo conto subito perchè a ogni porta che ci divideva dalla zona del ritiro bagagli, era posizionata una guardia che controllava i passaporti random alla gente che passava. Passiamo le prime due porte e nessuno mi ferma ma alla terza porta, mi trovo davanti un energumeno di 2 m che mi fa segno di dargli il passaporto.
Io intimorita gli passo il documento, lui lo apre, lo fissa poi mi guarda e afferma (in inglese ovviamente): “Ah vieni da Reggio Emilia, la conosco, è la città in cui è nato il tricolore!” Mi fa un gran sorriso e mi ridà il documento. Io rimango sbigottita! Un americano totalmente a caso, prende in mano un passaporto altrettanto a caso e vede che la persona viene da una città in Italia (neanche fosse Milano o Roma) in cui però lui è stato.
Morale, si è venuto a scoprire che era venuto a Reggio Emilia in visita da amici (già questa cosa sarebbe bastata a stupirmi) che ovviamente gli avevano raccontato la storia del tricolore.
Il caso è una cosa davvero strana!.
Secondo voi… è successo davvero?
Very good questo puerco!!!
Siamo in vacanza in Grecia, per l’esattezza sull’isola di Zacinto (Zante). Dopo una lunghissima giornata di sole, passata immersi a testa in giù nelle limpide acque del mare greco, decidiamo di fermarci direttamente fuori a cena senza passare dal campeggio (eravamo in tenda). Stanchi, cotti dal sole e tutti sporchi di sabbia ci fermiamo in un piccolo chiosco, sulla strada panoramica dell’isola, che in menù aveva una cosa soltanto: I pita souvlaki! Ora, avete presente tutti la pita souvlaki vero? Un grosso tozzo di pane fritto con dentro uno spiedino di carne (in quel caso di maiale) e il tutto condito con patatine fritte a non finire e salse di ogni genere…una delizia insomma!
Non avendo pranzato, mangiamo prima con gli occhi che con la pancia, e decidiamo di andare dall’addetto alla griglia per dirgli (a gesti) che volevamo una pita a testa ma con dentro due souvlaki! A noi sembrava di essere stati molto chiari, ma evidentemente, complice la nostra stanchezza e il fatto che in Grecia l’inglese non sanno manco cos’è, quello che aveva capito l’addetto alla grigia era una cosa molto diversa. Al tavolo, infatti, ci sono arrivate due pita a testa con dentro due souvlaki l’una, e visto che eravamo in 9, fate voi i conti…esatto, ci sono arrivate la bellezza di 18 pita souvlaki, letteralmente una montagna! I tizi del chiosco erano felici come se avessero fatto 6 al Superenalotto e noi non riuscivamo a smettere di ridere.
Morale, non abbiamo avuto il cuore di lasciare li il cibo ne tanto meno il coraggio di buttarlo, quindi ce lo siamo messi in borsa e lo abbiamo portato a casa. Mentre ce ne andavamo, uno di noi, ormai conscio del fatto che in nessuna lingua sarebbe risucito a farsi capire, ha salutato i gestorio con una frase rimasta celebre:” Au revoir and very good questo puerco!.
Abbiamo mangiato pita souvlaki per i tre giorni successivi!
Secondo voi… è successo davvero?
Cammellata inaspettata
Siamo in Egitto, in un resort sul Mar Rosso. Appena arrivati ci danno un bel foglio con l’elenco di tutte le attività extra che l’albergo propone. Noi ci mostriamo subito poco interessati, eravamo andati li con l’unico scopo di avvistare più specie marine possibili durante le sedute di snorkeling. Una mattina però, ci siamo svegliati con il cielo plumbeo e il vento forte, quindi di fare il bagno in mare non se ne parlava proprio. Prendiamo in mano la lista che ci era stata fornita e vediamo che nel pomeriggio sarebbe partita un’escursione nel deserto con tanto di cena al tramonto per guardare il sole che calva dietro le montagne (il deserto li è roccioso). Ci rendiamo conto che sia la cosa più turistica del mondo ma piuttosto che stare tutto il giorno in camera decidiamo in andare. Alle 3 del pomeriggio ci passa a prendere una jeep (uno scassone mai visto) che carica noi e altri tre ospiti dell’albergo e poi si dirige verso il mezzo del deserto (ovviamente senza seguire una strada).
Dopo mezz’ora (anche meno) di botte e sobbalzi che avrebbero spaccato l’albero di una qualsiasi macchina, la jeep si ferma. Morta. Kaputt. Siamo fermi, nel mezzo del nulla, con un egiziano che non parla nessuna delle lingue a noi vagamente comprensibili e sta per fare buio.
Il signore che guidava la jeep, fortunatamente munito di cellulare, telefona all’albergo per dire che siamo rimasti a piedi, e questi gli rispondono che per il momento non ci sono più macchine disponibili perché sono tutte impegnate nelle altre escursioni e che dovremo aspettare che una rientri, (ovviamente tutto questo noi lo capiremo solo in seguito perché la conversazione era in egiziano). Mette giù il telefono parecchio indispettito e fa subito un’altra telefonata alla fine della quale, con aria molto soddisfatta ci fa il pollice in su come per dire:” Tutto ok, ho risolto la situazione!”. Dopo un’ora circa arrivano due signori con una mandria (erano 8, non proprio una mandria) di cammelli, e ci fanno segno che torneremo in albergo con quelli. Noi stupiti e storditi non ci siamo fatti molte domande e siamo saliti in groppa alla velocità della luce.
Morale, per fortuna l’albergo era davvero molto vicino a dove eravamo rimasti a piedi e alla fine il tramonto lo abbiamo visto a dorso di cammello, che è stato forse meglio.
Però i cammelli è vero che puzzano ma sono simpatici!
Secondo voi… è successo davvero?
Questi erano i miei tre racconti di viaggio, adesso tocca a voi capire qual’è quella delle tre che mi sono inventata!
Ora dovrei nominare 5 blogger a cui passare la palla di questo gioco, ma pensandoci bene, voglio rubare l’idea di Daniela, autrice di L’orsa nel carro (qui trovate il suo #èsuccessodavvero), per dirvi che questo tag è davvero molto carino e che se leggete questo post vi potete considerare tutti nominati da me. Sono molto curiosa di leggere le vostre avventure, quindi anche se non avete un blog potete lasciare le vostre storie nei commenti qui sotto 🙂 !
#Èsuccessodavvero #Èsuccessodavvero #Èsuccessodavvero #Èsuccessodavvero #Èsuccessodavvero #Èsuccessodavvero #Èsuccessodavvero #Èsuccessodavvero #Èsuccessodavvero
Ahahhahaah…spero che la seconda sia successa davvero perché mi ha fatto morire dal ridere!!!
Forse il fake è la terza… 😉
Tienici aggiornati!
Si la seconda è successa realmente…se chiudo gli occhi vedo ancora la faccia convinta dell’addetto alla gliglia che ci fà segno di aver capito tutto :D!! Brava, il fake è la terza, c’è stata sia la giornata nuvolosa, che il giro in jeep, che la cammellata ma non siamo mai rimasti a piedi per fortuna!!
Un saluto grande
Vero
Innanzitutto grazie per aver risposto al tag!
Sai che è difficilissimo trovare la storia inventata? Sono tutte molto dettagliate quindi potrebbero essere tutte vere… Allora, direi che la prima potrebbe essere vera perché a me in North Dakota era successa una cosa simile quando l’addetto ai controlli aveva visto il mio passaporto italiano. La secondo mi ha fatto talmente ridere che SPERO sia successa veramente, per cui non mi rimane che accendere la terza. Ma in realtà non ho un motivo valido 😉
Facci sapere presto!
Ciao Silvia, grazie a te di avermi coinvolta!
Comunque si, beccata, il fake è la terza anche se siamo ndati realmente con le jeep nel deserto (e io per tutto il tempo ho pensato che saremmo rimasti a piedi con le botte che davamo) e una volta li abbimo realmente fatto la cammellata :D!!
Troppo carino questo tag!
Un abbraccio
Vero
Sulla prima ci credo, è assolutamente vera! Nel senso che è più probabile che lo sappia un americano (sono molto patriottici loro) che noi “autoctoni” 😛
Memorabile l’episodio 2 fossi in voi farei fare le magliette con “Au revoir and very good questo puerco” un ricordo tipo la Compagnia dell’Anello. Tra l’altro eravate pure 9! p Mhhh…vediamo secondo me il fake è l’episodio 3 ma solo perchè non riesco ad immaginarla una giornata grigia e nuvolosa sul Mar Rosso 😉 Hahahah ho visto troppi gialli, mi soffermo sui particolari improbabili 😀
Grazie per avermi citata! Effettivamente è troppo divertente, lasciamo aperta la partecipazione a tutti!
Ahahahaha, no ma l’idea delle magliette mi ha steso, sei un genio, ma perché non ci abbiamo pensato mentre eravamo li (il signore degli anelli è anche il mio libro preferito )!! Comunque si la seconda è successa veramente (io scoppio a ridere ogni volta che ci penso) e il fake è la terza, anche se le giornate nuvolose con vento freddo le abbico trovate più volte in Mar Rosso!
Spero che aver citato tutti spinga le più persone a farlo perché è troppo divertente da leggere e mi sono divertita un sacco anche a scriverlo!!
A presto
Vero
Evvai allora ho indovinato! 😉
E adesso??? Quale potrebbe essere quella vera? Merito a te che le hai sapute proporre come assolutamente probabili, con dovizia di particolari…solo che non saprei quale scegliere.
Anche io come Daniela opterei per la terza causa clima, ma sono indecisa perché negli ultimi anni anche le mete più soleggiate, mi hanno riservato sorprese orrende.
L’americano e la bandiera italiana? Il puerco? I cammelli?
È la prima?
No dai, dimmelo tu!!!!
Claudia B.
Ciao claudia!
Il fake è la terza ma in effetti quel giorno siamo realmente andati a fare un giro con le jeep nel deserto perchè faceva nuvolo e tirava un ventro freddissimo, quindi mezza verità e mezza bugia ;)!
Come sta il tuo blog? Sei riuscita ad arrivare a capo dei problemi?
Comunque ti faccio un grande in bocca al lupo.
Vero
Non so quale sia la falsa, ma spero che la terza sia vera perché un tramonto nel deserto in groppa al cammello deve essere un’esperienza davvero bella!
La storia della macchina è falsa ma la cammellata alle 6 del pomeriggio, mentre il sole calava, l’abbiamo fatta vermante (per arrivare al punto in cui poi abbiamo cenato), uno spettacolo unico che non dimenticherò mai :D!
Carine queste storie, adoro gli aneddoti di viaggio… ormai so dai commenti qual è il fake, ma mentre leggevo pensavo che potessero essere vere tutte e tre le storie, perché cose assurde in viaggio capitano eccome. Il tramonto nel deserto deve essere qualcosa di indimenticabile… immagino il silenzio e i colori…
Si è vero di cose assurde durante i viaggi ne capitano tante, è la cosa più divertnte! Io ho ritirato furoi dai cassetti queste tre ma in realtà di avrei parecchie altre da raccontare. Spero di leggere presto anche le tue ;)!!!